+energia
10 set 2025
In breve: ecco un decalogo di regole destinato ad aiutarvi nella valutazione delle offerte nel settore luce e gas. Premesso che, una volta trovata quella migliore per voi - da questa base si dovrà negoziare.
Prima di iniziare
Ci tengo a fare un appunto su una clausola “vessatoria” ormai presente su migliaia di contratti, poiché centinaia di clienti si vedono vincolati da questa clausola, che rappresenta un pò la regola bonus di questo articolo.
Sto parlando delle penali per recesso anticipato.
Con la fine del mercato tutelato ed il passaggio a quello libero sono tornate in grande spolvero alcune condizioni che, anche se già previste da tempo, non venivano di fatto applicate dai fornitori.
La più insidiosa, soprattutto per chi si accinge a un passaggio ad un altro gestore, è legata alla penale per il recesso anticipato, legate specificatamente solo ai contratti di energia elettrica.
Nei contratti di gas, non sono presenti.
Non si parla quindi, come accennavo, di una novità assoluta, perché era già presente su tantissimi contratti, da diverso tempo.
Si tratta però di una di quelle clausole, generalmente incluse tra le CGC (Condizioni Generali di Contratto), accettate di norma dal cliente finale, che di rado si prende la briga di leggere le otto-dieci pagine di contratto scritte in caratteri molto compatti.
L’ambito in cui ci muoviamo è stato disciplinato da una delibera ARERA del 6 giugno 2023: le compagnie energetiche POSSONO (non DEVONO per forza) applicare penali SOLO per i contratti a prezzo fisso e con durata pre-determinata di 12 o 24 mesi.
ARERA stabilisce che i fornitori hanno comunque diversi obblighi da rispettare, come quello di esplicitare in modo chiaro la presenza di eventuali penali di recesso.
Tuttavia, come spiegavo in questo articolo, in realtà, i gestori assolvono all’obbligo di trasparenza, portandola all’estremo.
Ti scrivono tutto, nelle dieci pagine di contratto - e ti scrivono così tanto che non hai né il tempo né la voglia di leggerlo.
Loro hanno rispettato gli obblighi di legge, ma tu, confuso da tutto quello che c’era scritto nel contratto, hai accettato senza farti domande.
ARERA specifica che gli importi delle penali devono essere proporzionati alla perdita economica che subisce il gestore a causa del recesso anticipato. L’importo non può eccedere.
In caso di cifre spropositate, il cliente finale ha facoltà di affidarsi al servizio di mediazione di Acquirente Unico - o a me - per recuperare i fondi.
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Spetterà all’azienda energetica provare l’esistenza del danno e quantificare l’entità della perdita subita.
Il più delle volte, non sono capaci di farlo - e preferiscono emettere rimborsi - con i relativi indennizzi per il danno causato.
Iniziamo
Alla luce delle considerazioni fatte, spero abbiate chiaro che quella scritta sopra è una delle clausole più insidiose presenti nei contratti - ed è bene starne alla larga.
Ciò detto, possiamo stilare un piccolo decalogo di regole destinato ad aiutarci nella valutazione delle offerte presenti nel mercato libero.
Tuttavia, come già chiarito tante volte, una volta trovata la tariffa che meglio si addice al nostro profilo energetico - va negoziata al ribasso.
Questo ci serve a ottenere condizioni che altrimenti sarebbero impossibili da avere.
Dovremmo affidarci a ciò che viene pubblicato, ad offerte pre-confezionate, che praticamente MAI sono funzionali al benessere delle nostre utenze di luce e gas.
E soprattutto, non sono funzionali alle nostre tasche.
Ma ora, iniziamo.
I 10 comandamenti
Prima di cominciare, dovete avere un’idea precisa dei vostri consumi, sia in termini di kWh/anno di energia elettrica, sia di smc/anno di gas naturale. È buona norma sapere anche se si consuma di più durante il giorno o nelle ore serali e nei giorni festivi, per capire in quali fasce orarie pesano di più i vostri consumi, così da valutare meglio tariffe mono-orarie o multi-orarie.
Procuratevi sempre le CTE, le Condizioni Generali di Contratto e la scheda di confrontabilità delle offerte da valutare;
Leggete le CTE ed identificate ciascun tipo di offerta: è a prezzo fisso o variabile?
Se è a prezzo fisso, vi è chiaro quanto pagherete per kWh di energia elettrica o di smc di gas naturale? Trovate la vostra spesa annuale moltiplicando il consumo per il costo unitario dell’energia (€/kWh o €/smc);
Oltre al prezzo fisso c’è, nelle condizioni tecnico - economiche, qualche altra componente variabile in funzione dei vostri consumi? Le voci sono ben nascoste e con nomi ben diversi: contributi al consumo, costi di commercializzazione, PCV, QVD - sono tutti modi per chiamare in modo diverso una spesa aggiuntiva.
Se sì, calcolate le componenti fisse della spesa per la materia energia e sommatele a quella/e della parte variabile per avere il totale della spesa;
Se siete di fronte ad un’offerta di questo tipo - prezzo fisso - e con durata predeterminata di 12 o 24 mesi verificate che non ci siano penali in caso di recesso anticipato;
Se l’offerta è a prezzo variabile ricordate che PUN e PSV sono elementi imprescindibili, perché chi vi vende energia la paga a sua volta; pertanto, essendo elementi comuni ad ogni offerta, non influenzano i calcoli e potreste anche ometterli. Identificate la presenza di eventuali spread o contributi al consumo che il fornitore aggiunge al costo di mercato di ogni singolo kWh o smc;
Anche in questo caso ricordatevi di identificare le componenti fisse della spesa, se ci sono; PCV, QVD, contributi al consumo, contributi alla commercializzazione, e via dicendo. Spesso sono legati al POD o PDR con la formula €XXX/POD o PDR/anno. La presenza del dato temporale è il segno che si tratta di una spesa fissa, perché quelle variabili sono legate al consumo, cioè espresse con formule tipo €/smc o €/kWh;
Se l’offerta si basa solo su uno spread per ogni kWh o smc, senza spese fisse, o su un fisso mensile più il PUN o il PSV, accertatevi che non ci siano altri oneri nascosti nelle CTE o nelle CGC.
Per concludere
Il mercato energetico investe miliardi.
In cosa? Nella confusione.
Il tuo fornitore ti vuole confuso - basta che paghi.
E così gli altri.
Per giunta, utilizzano anche un gergo tecnico creato ad hoc per questo obiettivo.
Immaginate di entrare in un ristorante dove il menu è scritto in una lingua che conoscete, ma ogni piatto è descritto con termini che richiedono un dizionario specialistico.
Ogni settore ha sviluppato il proprio dialetto dell’opacità, ma tutti seguono gli stessi principi.
Prima regola: utilizzare termini tecnici reali per descrivere pratiche commerciali discutibili.
La tecnicità conferisce autorevolezza. E l’autorevolezza disarma il dubbio e genera accettazione.
Così funziona il cervello. Piuttosto che perdere ore a capire, firma quel contratto.
Seconda regola: frammentare informazioni semplici in componenti complesse. Un costo unico diventa “commissione di attivazione + canone mensile + costi di gestione + spese accessorie + imposta di bollo.”
Provate a pensarci: così parla anche il fisco italiano.
In realtà, pagate semplicemente di più per una struttura articolata che serve solo a tenere in piedi una struttura ridicola.
O peggio, spesso accade che una singola cosa viene divisa in tante voci più piccole, poiché se fosse stato fatto un insieme, l’importo sarebbe risultato percettivamente altissimo.
La legislazione moderna ha introdotto obblighi di trasparenza che le aziende rispettano alla lettera, ma in un modo particolare: esagerandoli.
Più informazioni avrete, meno capirete qualcosa.
Questo è il paradosso della trasparenza.
Ti dico tutto, e ti dico così tanto che ti mando in tilt il cervello.
Devono dirvi tutto, ma nessuno impedisce di dirlo in modo che “tutto” diventi “niente di comprensibile.”
Ecco come funziona: producono documenti da decine e decine di pagine, dove ogni informazione importante è sepolta in un oceano di dettagli irrilevanti.
I gestori energetici sanno come rispettare l’obbligo di trasparenza - lo rendono praticamente inutilizzabile.
Ma ovviamente, a norma di legge.
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Niente di strano
Vedo spesso colleghi parlare di me e quasi “criticare” il mio modus-operandi.
Stranirsi dal fatto che non sia nessun gestore a pagarmi ma i clienti stessi a farlo.
Eppure, per me, fare consulenza vuol dire questo.
Vuol dire che una persona paga per avere la tua competenza e tu lavori esclusivamente per lui.
Mi sembra questa la normalità.
Che imparzialità c’è in chi deve proporti necessariamente un’offerta o al massimo cinque o sei - in base a quanti gestori abbiamo a disposizione?
Nel mercato energetico ci sono settecento gestori di luce e gas - ognuno ha almeno la bellezza di cinque offerte attive.
Fate voi il conto di quanto stanno ignorando pur di vendervene una.
Come può essere la migliore?
Altresì sento migliaia di persone chiedermi quale sia attualmente l’offerta migliore sul mercato.
Rispondo una volta per tutte: non c’è.
Non esiste l’offerta migliore in assoluto - buona per tutti.
Esiste quella migliore per te - per il tuo specifico profilo energetico.
È impensabile anche solo fare la stessa offerta a due clienti domestici se uno consuma 2000kWh/anno e l’altro ne consuma 5000.
La scelta è vostra.
Sarà difficile imparare il mercato energetico – è tristemente complesso – e perfino io ci ho messo anni a farlo, ma voi potete scegliere se affidarvi alle competenze di un venditore o a quelle di un consulente esperto, che – lo ricordo – non deve avere interessi con nessuno, se non con voi.
Chi sono (e come lavoro)
Prima di andar via, due parole su di me:
🚨 NON lavoro per chi ti manda le bollette.
🫴🏼 Lavoro SOLO per te.
🫰🏼 E mi paghi SOLO con i soldi che RISPARMI.
🚿 Il 10%, a fine anno.
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Un saluto, Pasquale.